La brand reputation delle aziende passa anche da qui
- Ogni volta che navighiamo online, lasciamo delle tracce. Quali pubblicità troviamo interessanti, quali destinazioni di vacanza raggiungiamo o quali comici troviamo particolarmente divertenti? Questi dati vengono raccolti in diversi modi: ogni volta che visitiamo un sito web, piccoli file di testo, chiamati anche cookie, vengono installati nei nostri browser. Alcuni sono necessari per scopi tecnici, come la nostra posizione, in modo che gli operatori del sito web possano offrirci la versione in lingua corretta. Tuttavia, gli operatori dei siti web spesso permettono ad altre aziende, chiamate anche “terze parti”, di installare cookie che analizzano il nostro comportamento.
- Enormi quantità di dati vengono utilizzati per compilare un profilo digitale completo di tutti gli utenti di Internet, che viene costantemente aggiornato e memorizzato nelle banche dati delle grandi aziende. Questi dati sono a volte molto intimi e possono includere: i nostri nomi, età, sesso, posizione, indirizzo e-mail, la nostra storia di ricerche e di ordini, articoli, video e film visti, la nostra attività sui social media, consultazioni con psicologi, informazioni sulla nostra salute, livello di istruzione, situazione finanziaria, orientamento politico, comportamento sessuale e molto altro.
Le aziende possono accedere al tuo profilo, formarsi un’immagine di te sulla base dei dati disponibili e persino cercare di manipolarti. Attraverso la pubblicità mirata, per esempio. Ma ci sono anche altri rischi. Le compagnie di assicurazione potrebbero, per esempio, negarti tariffe più convenienti in base alla tua storia medica. Le banche potrebbero classificarti come insolvente e rifiutare un prestito solo perché vivi in un quartiere precario. I politici potrebbero inviarti annunci politici mirati per influenzare il tuo comportamento di voto – pensa allo scandalo Cambridge Analytica, dove una società ha aiutato Trump a vincere le elezioni presidenziali raccogliendo e analizzando i dati dei profili Facebook degli elettori statunitensi.
https://www.ilpost.it/
Per non parlare poi del rischio, in costante aumento, dei furti d’identità che crea alle vittime danni incalcolabili, come meglio descritto in questo articolo de L’Espresso dove si parla di un caso reale: https://lespresso.it/
Ecco perché i nostri dati devono essere protetti da regole e leggi. Quindi, la protezione dei dati non significa solo protezione contro la raccolta e l’uso improprio dei nostri dati, ma anche protezione contro la manipolazione, lo svantaggio e la discriminazione.
Il GDPR 679/16, il Codice Privacy Italiano e tutte le normative in vigore su suolo nazionale ed europeo in ambito data protection ci assistono per aiutare a tutelare nel miglior modo possibile i nostri dati personali.
Le aziende più virtuose, in questo senso, sono anche quelle che fidelizzano di più i clienti perché attraverso informative chiare e trasparenti aiutano a capire come i dati degli interessati vengono trattati.
Ergo le persone si sentono immediatamente più protette e tutelate riconoscendo, di conseguenza, queste società come più affidabili rispetto ai competitor e concorrendo a far aumentare la loro brand reputation nei mercati di riferimento e non solo.